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La Nuova Generazione di Sarti - Gabriele Corvino

Updated: Dec 6, 2020



Chi è Lei e cosa fa? Quanti anni ha? 

Gabriele Corvino, sarto/tagliatore, 30 anni.

Perché fa il sarto oggi? La decisione è stata la sua?

Sono cresciuto in questo settore. Il mio bisnonno era sarto e aveva una sartoria a Parigi, mia nonna e sua sorella erano sarte di Alta Moda e avevano la loro sartoria dove ora c’è la mia a Roma, anche mia madre è nel settore moda. È stata una mia decisione, mi sono innamorato di questo mestiere quando ero più piccolo, essendo cresciuto tra stoffe e forbici, sicuramente ha influito, ma devo dire che i miei genitori mi hanno sempre lasciato libero di scegliere. Credo sia stato un richiamo involontario, mi ci sono avvicinato per necessità, visto che non trovavo mai nulla che mi stesse bene, sono sempre dovuto andare dal sarto a farmi aggiustare le cose. Poi verso 17-18 ho capito che questa poteva essere la mia strada. Come vede la sartoria nei prossimi anni avvenire?

Devo dire che la sartoria negli ultimi anni è mutata molto, c’è molta più attenzione a questo settore, sicuramente grazie ai social network, sempre più giovani si avvicinano a questo mestiere e questo non fa altro che bene al nostro settore. Se pensiamo alla generazione di mezzo, quella dei 40/50 enni non ci sono poi così tanti sarti. Abbiamo un grande gap generazionale tra i vecchi sarti 80enni e i nuovi sarti 20enni, questo sicuramente è positivo. Per quanto riguarda il mercato però devo dire che stiamo andando verso una deriva dal punto di vista artigianale, i clienti non vogliono più aspettare 1-2 mesi per l abito, vogliono riceverlo entro 2 settimane massimo e non vogliono fare più di 1 prova, cosa che nel bespoke è praticamente impossibile se ci pensiamo. Sicuramente ci sarà un’espansione del Mtm a livello globale, molte sartorie integreranno questo genere di prodotto per non perdere fette di mercato importanti e continueranno a fare bespoke solo per gli appassionati ed i veri amatori. Può descrivere come sarebbe una sartoria perfetta per Lei? Una sartoria di alto livello quali caratteristiche dovrebbe avere?

“Perfetta” credo non esista. Sicuramente sarebbe bello non dover scendere a compromessi sulla qualità, a partire dai tessuti per arrivare alle rifiniture. Ormai ci sono macchine che fanno di tutto, sarebbe bello che tutto fosse fatto a mano come tradizione vuole. 

Quale fase del suo lavoro da più soddisfazione e perché? 

Fin dai tempi dell’Accademia, la cosa che mi piace di più fare è montare le mostre, non so perché di preciso, però una volta montate le mostre la giacca inizia a prendere una fattezza più concreta, si inizia a vedere il risultato. Soddisfazione però credo quando a giacca finita, specialmente quando si ha un tessuto disegnato, tutto è al proprio posto, i quadri “quadrano” sui fianchi, sulle maniche, sulle tasche...lì forse è più soddisfacente. Negli ultimi anni i sarti stanno aumentando o diminuendo? C’è gente che pensa di fare una carriera in questo settore?

Sicuramente si, tanti ragazzi ormai sono già nel settore e stanno mettendo su la propria sartoria. È una cosa bellissima, c’è mercato per tutti, e poi è stimolante vedere i lavori di altri sarti che lavorano bene. Lei ha fatto sacrifici? Quali tipi? 

Non esiste raggiungimento di uno scopo senza impegno, sacrificio e una dose di fortuna, assolutamente! Chiunque ha una sartoria propria sa delle nottate in bianco, delle preoccupazioni costanti, le vacanze non godute per anni. Credo faccia parte del gioco e non me ne lamento. Secondo Lei quali sono le fasi di lavorazioni di un abito più difficili e perché? Qual è il capo più difficile da fare nel guardaroba da uomo?

Collo e maniche forse sono le più difficili, ma anche le altre non sono da meno. Anche un filetto può diventare difficile se non si ha il giusto metodo. Io personalmente ho buttato tante di quelle giacche e metri di tessuto  per imparare a fare tutto il meglio possibile, e tuttora ci sono cose che cerco di migliorare. Credo che il capo più difficile da fare sia il tight, non tanto per la realizzazione quanto per il taglio. Ha dei consigli per le apprendiste di oggi? Consigli per quelli che insegnano le apprendiste? Ha dei consigli da dare ai clienti, o nuovi clienti della sartoria? 

Solitamente ai ragazzi che entrano per la prima volta nella mia sartoria dico sempre di non correre troppo, lo so che quando si inizia si vuole subito passare alla giacca, mettere le maniche, montare le mostre, ma se non sai tenere in mano bene l’ago sicuramente non ci potrai arrivare mai a farlo. Personalmente ho passato un anno solo a fare tasche di tutti i tipi su ritagli di tessuto dalla mattina in accademia alla sera a casa e so quanto sia noioso, ma tutto questo è propedeutico per il fine ultimo. Ai clienti abituali di sartoria non potrei dire nulla anzi solitamente sono loro che portano qualcosa di nuovo da imparare a noi sarti, ai nuovi clienti invece mi sento di dire di lasciarsi consigliare dal proprio sarto, spesso e volentieri si fanno scelte sbagliate per i primi abiti se non si sa bene poi come sfruttarli. La costruzione di un buon guardaroba è fondamentale.

Perché quando parlo con un sarto si sente che provano a nascondere qualcosa o di spiegare qualcosa male per non farti capire bene?

Purtroppo succede spesso che i sarti o i tagliatori non vogliano mai far vedere fino in fondo come si faccia o come si tagli una cosa. È una questione di mentalità, prima si è sempre fatto così, i tagliatori solitamente tagliavano in un altra stanza pur di non far vedere ai lavoranti come si facesse. Io credo sia una stupidaggine, personalmente ho sempre cercato di trasmettere tutto quello che ho appreso in questi anni. Come ha imparato taglio?

Io ho avuto un grande maestro che mi ha insegnato le basi di taglio in accademia. Poi nel corso degli anni questo sistema è mutato, e continua a mutare in base ai clienti, al confronto con altri sarti, ad applicazioni personali per migliorare la qualità e il fit dell abito. Non credo che un sistema debba per forza di cose rimanere sempre quello, anche perché i tempi stanno cambiando, i gusti stanno cambiando e le esigenze dei clienti cambiano. Se si vuole continuare a lavorare bisogna tenere conto a tutto ciò. Su quali aspetti di lavoro vuole migliorare in particolare? Su taglio, correzioni di vestibilità?

Tutte queste sono cose fondamentali, c’è sempre qualcosa da migliorare. Personalmente ultimamente ho messo in discussione tutto, sono ripartito da zero, a partire dalla presa delle misure. Prendere qualche parametro in più aiuta di molto il taglio e la prima prova. Quali sono i sarti che ammira oggi? 

Ammiro tantissimi sarti, sia per stile che per capacità tecniche. Due su tutti Gaetano Aloisio e Lorenzo Cifonelli. Credo che abbiano una competenza tecnica impareggiabile, poi sullo stile non mi pronuncio, è una cosa soggettiva. Seguo molto il filone di sarti Koreani, credo siano veramente bravi nelle rifiniture  e fanno molta ricerca stilistica, sembra di vedere l’Italia negli anni 30-40-50 per l’eleganza, uno su tutti Chad Park di BnTailor Cosa crea un sarto vero?

Mah non saprei, come disse Ciro Palermo, grande sarto Napoletano, un sarto si può definire finito quando sa tagliare tutto e sa realizzare tutto. Perché i sarti parleranno profondamente del mestiere con una giornalista ma non necessariamente con le apprendiste o lavoranti?

Credo perché i sarti, come si dice, siano “prime donne”, amano far vedere le loro abilità e la loro capacità agli altri. Come possiamo migliorare la comunità sartoriale? 

Servirebbe meno invidia, io personalmente  credo ci sia spazio per tutti in questo mondo, se si lavora bene e si ha uno stile proprio. 

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